La pratica

L'aikido si pratica su una materassina (tatami) indossando il keiko-gi, il classico costume di cotone bianco usato per il judo. Ad eccezione dei bambini, per i quali solitamente si tengono apposite lezioni, i corsi sono aperti a tutti indipendentemente dal sesso o dall'età poiché l'aikido è una disciplina praticabile da chiunque. Proponendosi in primo luogo come via di educazione morale e di mutuo rispetto, a differenza di altre arti marziali che hanno accentuato l'aspetto dell'agonismo sportivo finalizzato alla vittoria, l'aikido rifiuta di divenire uno sport competitivo e rigetta tutte le forme di competitività o gare, poiché il desiderio di primeggiare finisce per alimentare l'egocentrismo e l'egotismo.

Per questo motivo nell'allenamento dell'aikido non c'è un avversario da sconfiggere non ci sono un vincitore e un perdente, ma solo due persone che, con modestia e spirito di collaborazione, a turno si cambiano i ruoli entrambi parimenti importanti nell'infinito processo dell'apprendimento.

Non per questo si creda che l'aikido sia una sorta di rappresentazione teatrale delle arti marziali. Dietro la composta eleganza dei suoi movimenti può nascondere una temibile efficacia, ma non è questo il fine che Morihei Ueshiba si prefisse. Scopo dell'aikido non è la creazione di un uomo invincibile, bensì di un uomo che attraverso la pratica riconosca piano piano i limiti e le miserie che si celano nel suo io profondo e impari a vivere serenamente e armoniosamente con se stesso e con la realtà sociale e naturale che lo circonda.

“Ho cominciato a praticare l’Aikido nel 1987 a Verona . Sono diventato quindi allievo del M° Giorgio Rizzi 6°dan; negli anni ho frequentato tanti stage di approfondimento con i maestri Hiroshi Tada 9° dan, Tamura Nobuyishi 8 dan, Yamada Yoshimitsu 8 dan, Hideki Hosokawa 7° dan, Hayato Osawa 7°dan, 8° dan, Christian Tissier 8°dan e i Maestri che lo rappresentano nel mondo, come il Maestro Stèphan Goffin 6 dan con cui ho un legame particolare. In particolare, ho seguito assiduamente fino alla sua scomparsa il M° Yoji Fujimoto 8° Dan del quale continuo la sua didattica...[leggi di più]

Insegnante
Dojo

Dōjō (道場, Dōjō), comunemente traslitterato come dojo, significa luogo (jō) dove si segue la via (dō), o anche: luogo per la ricerca della via. Il termine derivato dal Buddhismo, indicava il posto in cui si ottiene il risveglio, venne adottato nel mondo militare influenzato dalla tradizione zen, per questo è diffuso nell'ambiente delle arti marziali. Con la diffusione nel XX secolo dei diversi budo, con l’obiettivo di coltivare il carattere e formare individui di valore, sorsero numerosi dojo che venivano in molti casi considerati da maestri e praticanti una seconda casa...[leggi di più]

E’ sempre un’operazione delicata quella di tradurre parole in lingue e culture completamente diverse tra loro, spesso una traduzione letteralmente esatta può rivelarsi concettualmente scorretta. Ricercare l’origine e l’uso di un termine può però aiutare a comprenderne il significato. Etimologicamente Do è la pronuncia giapponese di Tao (come in Tao-te-ching), un’ulteriore interpretazione potrebbe allora essere: il luogo del Tao...[leggi di più]

L'origine
Il saluto

Il saluto è una componente di ogni civiltà, salus in latino indicava la salvezza, la condizione di cessato pericolo, e per estensione la salute. può essere eseguito in due posizioni: in piedi (Ritsu Rei) e seduti in posizione di seiza (Za Rei). Il saluto non è un gesto formale, ma un atto di rispetto nei confronti del Dojo, del Maestro del nostro compagno d'allenamento, e in definitiva di noi stessi...[leggi di più]

Il dojo è come una piccola collettività, con regole che devono essere rispettate. Quando i praticanti indossano il keikogi diventano tutti uguali; la loro condizione sociale viene lasciata fuori. Già il cambiarsi d’abito è un atto che invita ad un silenzioso raccoglimento e alla ricerca della presenza di se stessi...[leggi di più]

L'etichetta
Il seiza

inteso come "zen in movimento" lo zazen (zen da seduti) è un aspetto fondamentale della pratica, solo così si può giungere alla comprensione del significato profondo della via dell’arte, andando oltre l’aspetto puramente tecnico. Diceva Ueshiba: “l’aikido è una purificazione del corpo e dell’anima, è sgrassare il corpo e l’anima”. Mentre è facile vedere le imperfezioni della tecnica o una macchia su un corpo, molto più difficile è scoprire i difetti del carattere e cambiarli. Spesso in silenzio e ad occhi chiusi appare il flusso incontrollato dei pensieri che relegano la mente nell’inconsapevolezza e possono comportare sofferenza...[leggi di più]

L’intensità della ricerca è necessaria ma non deve consumare le forze: uno strumento che viene utilizzato per rafforzare il corpo e mobilitare le energie nascoste dell’individuo, oltre all’esercizio fisico è quello della respirazione...[leggi di più]

La respirazione
Izumi
Tsuruzo Miyamoto
31 Maggio // 02 Giugno 2024 - Aikikai Corsico